Teresa Manes, volto simbolo della lotta contro il bullismo, ha recentemente rilasciato un’intervista esclusiva all’Accademia dei Campioni. La donna, la cui toccante storia ha ispirato il film interpretato da Claudia Pandolfi, ha ribadito l’importanza di affrontare con urgenza e determinazione il tema del disagio giovanile e della prevaricazione tra pari.
L’Accademia dei Campioni Le è grata per aver accettato di far parte del Comitato Scientifico. Una responsabilità ma anche una grande opportunità per aiutare i giovani, con la formazione alla pari, a veicolare messaggi e valori positivi che contrastino ogni forma di prevaricazione e sopruso. Può dirci quale sarà la sua azione ed il suo impegno per l’Accademia dei Campioni?
Per me – ci ha detto Teresa Manes – è un impegno molto sentito quello per l’Accademia e lo onorerò al meglio delle mie possibilità. Sono molto felice di poter dare il mio contributo alle iniziative, che l’Accademia proporrà, atte a formare anche le coscienze. Questo può avvenire quando si lavora in modo sano, cooperativo ed orientato a formare dei gruppi. Il mio contributo mi auguro sia utile per far riflettere questi giovani anche attraverso la nostra tragica storia, quella che ci ha portato via Andrea.
Lavorerò anche nell’indirizzo della sensibilizzazione civile. Perché, insisto, i ragazzi possono essere una risorsa incredibile ma necessitano di essere guidati. Credo molto nei giovani e nella loro parte sana.
Come sta vivendo questo grande interesse da parte del pubblico ma anche della critica per il suo libro e per il film ispirato a questo?
Quando ho preso contatto con la società di produzione, ho espresso il desiderio di cedere tutti i diritti ma ho chiesto che il film avesse anche un fondamentale ruolo sociale. Ciò perché il bullismo è veramente un’ombra ed una piaga sociale. Da questo punto di vista il film ha abbattuto il muro del silenzio ed è servito a ricucire uno strappo.
Purtroppo la nostra tragica vicenda ha avuto l’epilogo peggiore e quindi posso solo sperare che induca, in chi guarderà il film al cinema, ad una riflessione ed un cambio di paradigma che permetta ai ragazzi di comprendere la serietà e la gravità dei temi trattati. Noto certamente un grande interesse ma non solo nei giovani (che si sentivano inascoltati) quanto anche negli adulti, che con il film – ha proseguito la signora Manes – sono stati un po’ tirati per la giacchetta in quanto, prima, facevano finta non esistesse il problema e vivevano nell’indifferenza lasciando inascoltato quel grido di aiuto. Oggi, più che mai, è molto difficile fare i genitori perché è venuto meno il senso di comunità e di controllo di prossimità.